28.9.07

Una scomoda verità

Quando i "grandi" si mobilitano ...



... con commento finale!

20.9.07

Che cosa sapete a proposito della raccolta differenziata dei rifiuti?

I rifiuti, un problema e una risorsa

Secondo gli studi dell’ONU ogni anno produciamo svariati milioni di rifiuti e il dato continua crescere.

L’inquinamento prodotto dai rifiuti è maggiore nei paesi industrializzati, e soprattutto nelle grandi città e ad esso si aggiungono i rifiuti provenienti dalle industrie e gli scarichi fognari.

Anche noi produciamo rifiuti tutti i giorni: il tubetto del dentifricio, la carta delle merendine, le lattine di Coca Cola, la scatola dell’ultimo gioco acquistato, le pile della sveglia sono tutti rifiuti.

Dove finiscono tutti questi rifiuti e soprattutto cosa accadrebbe se non potessimo eliminare i nostri rifiuti?

In pochissimo tempo i nostri rifiuti invaderebbero ogni angolo delle nostre città.

Da qui la necessità di trasformare i rifiuti in qualcosa di utile. Come? Riciclandoli.

In Italia, secondo i dati di Ricerca Ambiente Italia, lo smaltimento dei rifiuti genera più di 13 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno. In alcuni paesi europei queste emissioni sono in calo, mentre nel nostro paese restano costanti.

Il riciclo dei rifiuti assume quindi una fondamentale importanza.

Voi cosa sapete a proposito della raccolta differenziata dei rifiuti?

I governi del mondo cercano soluzioni da anni

Gli accordi internazionali sono nati proprio dalla specifica volontà dei governi di unire gli sforzi per risolvere i problemi dell’effetto serra, del buco nell’ozono, della riduzione della biodiversità.

I governi, durante questi summit, hanno sottoscritto importanti accordi per la tutela dell’ambiente.

Nel 1992 si è svolta a Rio de Janeiro la prima conferenza dell’ONU su ambiente e sviluppo. Durante quella importante conferenza sono stati approvati molti documenti per favorire la difesa dell’ambiente, in particolare l’AGENDA 21.

Cos’è l’AGENDA 21? E’ un accordo che prevede finanziamenti per lo sviluppo dei paesi più poveri e per migliorare la qualità dell’ambiente di zone degradate. L’AGENDA 21 prevede anche la riduzione dell’inquinamento di acqua e suolo e il riciclaggio dei rifiuti.

Nel 1997 è stato sottoscritto il Protocollo di Kyoto (in Giappone) che impegna i governi di gran parte del mondo a ridurre l’emissione di anidride carbonica e degli altri gas responsabili dell’effetto serra e del global warming.

Il Protocollo di Kyoto prevede, per il periodo 2008-2012, la riduzione dell’emissione di gas inquinanti di almeno il 5% rispetto al 1990.

116 stati hanno già sottoscritto il Protocollo (anche l’Italia), gli USA, responsabili del 36% circa di emissioni di gas, hanno annunciato che non intendono ratificare il Protocollo.

Ricordiamo che già nel 1946 era stata creata una Commissione Baleniera Internazionale (IWC, International Whaling Commission) per limitare la caccia alla balena, mammifero che rischia tuttora l’estinzione a causa di una caccia selvaggia e indiscriminata (senza regole).

Nel 1959 il Trattato Antartico regola la presenza umana nell’Antartide e stabilisce norme per la protezione dell’ambiente.

Il CITES (Convention on International Trade in Endangered Species), sottoscritto nel 1973, vieta il trasporto di animali vivi da un paese all’altro ma anche di parti di questi stessi animali come pellicce, corni e zanne.

E' possibile proteggere la biodiversità?

Si può proteggere la biodiversità?

Proteggere la biodiversità a rischio è difficile perchè la popolazione del mondo e i consumi che ne derivano sono inarrestabili.

E’ però assolutamente necessario che l’uomo conservi gli ambienti naturali che ancora non sono stati compromessi (rovinati o distrutti) come ad esempio la foresta amazzonica o le barriere coralline.

Aiuto, la biodiversità si sta riducendo!

La riduzione della biodiversità

La distruzione delle foreste, l’inquinamento, la caccia e la pesca indiscriminate (senza controllo), l’estensione delle coltivazioni a danno delle foreste o delle savane provocano l’estinzione di molte specie animali (abbiamo già detto di pinguini e orsi polari).

Il rinoceronte di Giava, in Asia, è minacciato dall’estinzione. I bracconieri lo ritengono una preda pregiata perché il suo corno è molto richiesto e viene utilizzato per produrre prodotti afrodisiaci.

L’elefante indiano è minacciato dal bracconaggio ma anche dalla deforestazione.

Il leopardo delle nevi viene cacciato per la sua pelliccia e rischia l’estinzione.

Tre esemplari di tigre si sono già estinti nel secolo scorso (tigre di Bali, di Giava, del Caspio): attualmente ne rimangono circa 6000 esemplari in tutti il mondo.

La scimmia leonina vive in Brasile ed è minacciata dalla deforestazione di ampie parti della foresta brasiliana.

Il gorilla di montagna è stato decimato. Ne sono rimasti circa 600 esemplari.

Sono fortemente minacciati dal bracconaggio e dalle guerre che hanno distrutto le aree in cui vivono (Uganda, Congo, Ruanda).

La scomparsa di specie animali (e anche vegetali) rappresenta una riduzione della biodiversità.

Avete mai sentito parlare di biodiversità?

Cos’è la biodiversità?

La biodiversità è la grande varietà di forme di vita della terra, il tesoro del pianeta.

Sulla terra esiste infatti una enorme quantità di esseri viventi, si parla di almeno 1.750.000 specie, 270.000 piante e 4500 mammiferi. Alcuni scienziati sostengono che il numero di specie sia di gran lunga superiore perché vi sono zone della terra, come i fondali oceanici, ancora poco esplorate.

Questa varietà è, come abbiamo detto, la grande risorsa della terra ma negli ultimi decenni è andata diminuendo proprio perché, come abbiamo visto molte specie animali e vegetali si sono estinte.

Gli scienziati temono che si possa verificare, in un prossimo futuro, una estinzione di massa simile a quella che in passato aveva fatto estinguere i dinosauri.

Il numero di specie esistenti si riduce per l’azione dell’uomo; l’inquinamento uccide molte specie, la caccia e la pesca indiscriminate provocano la scomparsa di altre, il disboscamento e la distruzione della natura privano gli animali del loro habitat naturale.

Nei tempi passati l’uomo si è già reso responsabile della scomparsa di specie animali, ma nell’ultimo secolo la crescita della popolazione, l’uso di prodotti chimici, la costruzione di fabbriche inquinanti e l’aumento dei consumi hanno avuto conseguenze devastanti sull’ambiente naturale e le specie estinte o a rischio sono molto cresciute.

Anche l'acqua è inquinata!

L’inquinamento delle acque interne e degli oceani

L’acqua è soggetta ad un inquinamento sempre più grave.

Le industrie per le loro produzioni utilizzano molta acqua che poi viene riversata nei fiumi e nei mari carica di sostanze inquinanti.

L’agricoltura utilizza per le coltivazioni pesticidi e concimi chimici che si depositano nel terreno e che, nel tempo, vengono trasportati nei fiumi e nei mari ma contaminano anche nelle falde acquifere (spiegare cosa sono).

La gran parte dell’inquinamento marino è causato dalle attività dell’uomo.

Le acque più inquinate sono quelle costiere che bagnano zone urbanizzate e industrializzate.

Una delle più gravi forme di inquinamento è costituita dal petrolio che si riversa in mare a causa di incidenti disastrosi provocati dalla fuoriuscita di greggio dalla petroliere.

Le petroliere sono enormi navi adibite al trasporto di petrolio. Ci sono circa 3000 petroliere che viaggiano nei mari di tutto il mondo per portare il combustibile nei diversi paesi che non lo producono. Qualche volta accade che una petroliera si scontri con un'altra nave o affondi e allora il petrolio fuoriesce inquinando il mare e uccidendo tutti i pesci per centinaia di chilometri.

Si calcola che ogni anno più di 3 milioni di tonnellate di petrolio finiscono in mare.

che cos'è esattamente il buco nell'ozono?


Il buco dell’ozono

L’ozono è un gas presente nell’atmosfera che forma, a 20-25 km di altezza, uno strato molto importante per la vita sulla terra.

Infatti ci protegge dai raggi ultravioletti che arrivano dal sole e viene anche chiamato scudo di ozono, perché è uno scudo difensivo per gli uomini.

Cos’è l’ozono?

E’ una molecola composta da tre atomi di ossigeno

Ogni anno lo strato di ozono sopra l’Antartide si assottiglia in primavera per poi ricostituirsi in inverno. Purtroppo negli ultimi anni l’utilizzo di alcuni gas, in particolare quelli chiamati cloro fluorocarburi (CFC) ha accelerato il processo di distruzione dello strato di ozono.

I CFC sono utilizzati negli impianti di refrigerazione e nelle bombolette spray e creano un vero e proprio buco nello strato di ozono.

I raggi ultravioletti possono alterare il patrimonio genetico delle specie viventi (uomo e animali) e le conseguenze possono essere gravi anche per la produzione agricola e la pesca.

Le radiazioni ultraviolette possono inoltre provocare tumori maligni della pelle.

Nel 1987 è stato sottoscritto un protocollo, firmato da molti paesi del mondo, che ha messo al bando l’utilizzo e la produzione dei CFC e di tutte le sostanze che danneggiano lo strato di ozono.

Da quando l’immissione dei CFC nell’atmosfera è diminuita il cosiddetto buco dell’ozono si è ridotto.

Le responsabilità dell'uomo per i disastri ambientali

Le responsabilità dell’uomo

Le catastrofi naturali sono fenomeni della natura e non sempre dipendono direttamente dall’intervento dell’uomo.

Ma le azioni degli uomini possono a volte favorire o provocare catastrofi.

In che modo?

Il disboscamento è un problema mondiale, responsabile di gravi danni. Oggi la foresta dell’Amazzonia, considerata il polmone del mondo per la grande quantità di ossigeno che produce e di anidride carbonica che assorbe, viene sistematicamente abbattuta e la grande foresta equatoriale africana in alcuni paesi è stata abbattuta per l’85%.

Quando gli uomini abbattono i boschi in montagna, il terreno non ha la più protezione degli alberi che rallentano la discesa della pioggia e le radici non mantengono più il suolo compatto: in questo modo si hanno frane e alluvioni.

Le valanghe si formano nelle zone prive di alberi, che rappresentano un ostacolo naturale alla neve che scivola. Quando gli alberi non ci sono quindi la neve scivola senza incontrare ostacoli e forma le valanghe.

I rischi ambientali per l'uomo e le sue attività

I rischi per l’uomo e per le attività umane

E’ chiaro da quanto abbiamo detto finora che gli uragani, le tempeste, gli incendi e tutte le catastrofi naturali mettono a rischio anche la vita umana.

Ma le conseguenze dell’aumento di temperatura riguardano anche le attività umane.

Cosa si intende per attività umane?

L’agricoltura ad esempio viene gravemente danneggiata dai cambiamenti climatici.

L’aumento della temperatura costringe gli uomini a cambiare tipo di coltivazioni e introdurre specie tipiche di aree più calde. Il problema è che non tutte le coltivazioni si adattano alle nuove condizioni di illuminazione. Perché? La durata del giorno nelle varie parti della terra varia in base alla latitudine, quindi ci sono prodotti di origine tropicale che faticherebbero ad adattarsi se coltivati in zone, come ad esempio la nostra, in cui il giorno è molto breve durante l’inverno.

Il turismo invernale può subire gravi danni dal riscaldamento del clima.

Se manca la neve non si possono utilizzare gli impianti sciistici in montagna (lo scorso inverno l’apertura degli impianti sciistici in Italia è stata ritardata perché non nevicava).

In presenza di uragani e forti temporali le località di mare perderebbero turisti e guadagni.

Inoltre alcuni insetti tipici dei Paesi tropicali si diffondono in aree più settentrionali e portano con sé parassiti e malattie per noi sconosciuti.

Un caso tipico è quello della febbre dengue, trasmessa dalle zanzare provenienti dal sud est asiatico, comparsa negli USA recentemente.

Piante e animali a rischio

Piante e animali a rischio

Un cambiamento di temperatura anche minimo provoca trasformazioni nella flora e nella fauna che sono strettamente legate ai cambiamenti climatici.

Le specie più a rischio sono quelle che vivono in climi molto freddi, ai poli o in alta montagna: i pinguini e soprattutto l’orso polare sono in pericolo di estinzione per il riscaldamento del clima.

Il caldo invece favorisce la diffusione di parassiti che devastano le foreste. Negli ultimi anni foreste rigogliose sono state rovinate/distrutte da insetti che non erano presenti quando il clima era più rigido.

Le barriere coralline, che si trovano nei mari e negli oceani e possiedono la maggiore varietà di forme di vita, hanno subito un grave danno dall’aumento della temperatura dell’acqua. Si calcola che negli ultimi decenni sia andato distrutto un quarto delle barriere coralline esistenti.

Non dimentichiamo poi che il caldo favorisce lo scoppio di frequenti incendi delle foreste.

I cambiamenti del clima

I cambiamenti del clima

L’aumento della temperatura non è uniforme su tutta la terra.

Le zone aride subtropicali sono diventate più secche e portano così ad una crescita della desertificazione (dalla parola deserto), cioè del paesaggio tipico dei deserti. Le regioni umide della fascia equatoriale e tropicale stanno diventando più piovose e stanno quindi aumentando le inondazioni.

Gli uragani sono più frequenti e diventano sempre più distruttivi.

Negli ultimi anni c’è stato un forte aumento degli uragani disastrosi, soprattutto nell’area del golfo del Messico.

Anche nelle zone temperate dell’Europa sono più frequenti trombe d’aria e violente tempeste.

L’aumento delle temperature, quindi, modifica tutti i fenomeni climatici. Maggiori temperature comportano una maggiore evaporazione dal mare e quindi precipitazioni più violente e alluvioni.

Per contro le maggiori temperature aggravano anche i fenomeni di siccità e di aridità del suolo

I cambiamenti del clima potrebbero divenire veramente drammatici se lo scioglimento dei ghiaccia cambiasse il flusso delle correnti degli oceani, ad esempio quello della corrente nordatlantica.

Cosa sono i gas serra?

I gas serra sono quelli che amplificano l’effetto serra dell’atmosfera e provocano un aumento del riscaldamento della terra.

Ciò significa che l’atmosfera si comporta come una serra: trattiene e riflette parte del calore emesso dalla terra, che viene a sua volta riscaldata dal sole.

Perchè i gas serra aumentano?

L’aumento dei gas serra è generato dall’impiego dei cosiddetti combustibili fossili, che vengono utilizzati per far funzionare le industrie, per riscaldare le case, per far viaggiare i veicoli (auto, motorini).

I combustibili fossili sono il carbone, il petrolio e i gas naturali; quando bruciano emettono grandi quantità di anidride carbonica.

Un contributo all’emissione in atmosfera dei gas serra è dato anche dagli incendi delle foreste tropicali per far posto a nuovi campi coltivabili e anche all’uso di legna da ardere da parte delle popolazioni tropicali.

La terra è troppo calda!

La terra è troppo calda!

Da alcuni decenni gli scienziati studiano un fenomeno collegato all’inquinamento atmosferico: l’aumento crescente della temperatura della terra, detto anche global warming (riscaldamento globale).

Il clima e la temperatura del pianeta sono cambiati nel corso dei secoli; dalla fine dell’800 alla fine del ‘900 la temperatura della terra è aumentata di circa 1° centigrado.

Gli anni 1995-2005 sono stati i più caldi degli ultimi due secoli.

Gli scienziati prevedono che la temperatura sia destinata, per la fine del XXI secolo, ad aumentare ancora da un minimo di 1,4° a un massimo di 5,8° rispetto al 1990.

Qual è la causa principale del global warming? Gli scienziati sono convinti che consista in un aumento crescente dei cosiddetti gas serra, in particolare dell’anidride carbonica.

L’IES e la Provincia di Pavia. Quando l’unione fa la forza.

L’IES e la Provincia di Pavia. Quando l’unione fa la forza.

L’Amministrazione provinciale ha deciso di affidare lo studio del suolo a un centro di ricerca chiamato IES (Acronimo delle parole inglesi: Institute for Environment and Sustainability, che in italiano traduciamo in Istituto per l’Ambiente e la Sostenibilità). L’IES per primo si è occupato dello studio del suolo con lo scopo di conoscere il livello di inquinamento. La protezione del suolo è una novità fra tutti coloro che si occupano di ambiente. Nel 2001 l’Unione Europea ha stabilito che anche il suolo deve essere protetto dall’inquinamento come già è stato fatto per l’aria, l’acqua, gli animali e le foreste. Alcuni scienziati, allora, si sono messi subito al lavoro. Come ad esempio il professor Roberto Cenci dell’IES, uno dei migliori studiosi al mondo.

Per questo motivo, la Provincia di Pavia ha chiesto proprio al professor Cenci e ai suoi calloboratori di studiare il suolo di tutto il territorio pavese.

il caso dell'inceneritore di Parona

COME STA IL SUOLO DELLA PROVINCIA DI PAVIA?


Perché studiare lo stato del suolo della provincia di Pavia.
Il caso dell’inceneritore di Parona.

Nel 1997 la Provincia di Pavia ha deciso di cambiare il modo di smaltire i rifiuti. Sino ad allora, infatti, i rifiuti solidi urbani (chiamati anche con l’acronimo RSU) venivano trasportati alle discariche. Ma i rifiuti aumentano sempre di più, mentre gli spazi per le discariche diminuiscono.
Per questo motivo, il parlamento europeo, prima, e quello italiano, dopo, hanno approvato una legge per aumentare lo smaltimento dei rifiuti negli inceneritori. Gli inceneritori distruggono i rifiuti urbani che non si possono riciclare mediante il calore. Più semplicemente potremmo dire che li “bruciano”. Inoltre, durante la combustione dei rifiuti si sviluppa energia che può essere utilizzata per il riscaldamento delle abitazioni, degli uffici, dellefabbriche. Gli inceneritori che producono energia sono i più moderni e sono chiamati anche termovalorizzatori. Non tutte le persone sono d’accordo sull’impiego degli inceneritori. Secondo alcuni, infatti, durante la combustione dei rifiuti si sprigionano sostanze che possono inquinare l’ambiente circostante e diventare dannose per l’uomo, la vegetazione e gli animali.
Ricapitolando: i rifiuti solidi urbani sono sempre più numerosi, gli spazi da destinare alle discariche sono sempre pochi e l’alternativa alle discariche – ovvero gli inceneritori possono rilasciare nell’atmosfera sostanze inquinanti. Un bel problema. Soprattutto per la Provincia di Pavia che aveva aperto il primo inceneritore a Parona.
La Provincia di Pavia, allora, ha deciso di studiare lo stato di salute del suolo che si trovava vicino all’impianto di Parona. In questo modo poteva sapere se l’inceneritore aveva inquinato il terreno che si trovava attorno. Successivamente l’indagine si svolse anche a Corteolona, dove doveva entrare in funzione un altro inceneritore. I buoni risultati delle prime due ricerche convinsero la Provincia a estendere l’indagine sullo stato di salute del suolo a tutto il territorio della provincia.